14/06/2023

"Provveda subito chi deve"

Condizioni di vita delle lavandaie di Fano (1904)

Darsena Borghese e lavatoio della Liscia
(foto d'epoca ricolorata)

Il nuovo acquedotto di Fano è entrato in funzione da poco e le lavandaie del porto protestano per far valere le proprie ragioni, con toni decisamente diversi rispetto alla supplica di qualche decennio prima:

"Le lavandaie di Fano muovono giustamente alti lamenti per due ragioni:

1. perché nel lavatoio pubblico manca l'acqua dal mercoledì al venerdì e dal sabato al lunedì, di modo che quando è torbida l'acqua del Porto canale le povere donne devono recarsi all'Arzilla con il carico sulle spalle o nelle carettelle e con questa canicola ognuno immagina che divertimento.

Ma già questo i signori del Municipio non lo capiscono perché le loro mogli non prenderanno neppure il conto del bucato.

2. perché nello stesso lavatoio vengono lavati i panni sporchi dell'ospedale il che è contro l'igiene e contro la decenza. I panni dell'ospedale, ora che c'è l'acquedotto si lavino all'ospedale.

A questi due inconvenienti provveda subito chi deve, se no provvederemo noi in altro modo."

(Da: "Il Messaggero del Metauro" del 22 luglio 1904)

Bibliografia
- Fano: fonte e lavatoio della Liscia (scomparsi), Luciano Poggiani e Paolo Volpini

13/06/2023

"A sostentamento delle miserabili famiglie"

Condizioni di vita delle lavandaie di Fano (1841)

Attraverso la commovente richiesta di ripristino del lavatoio lungo il canale del porto, rivolta al Gonfaloniere tramite il Parroco della Chiesa di Santa Maria del Porto, possiamo farci un'idea delle condizioni di vita della gente del porto nei tempi passati:

"Le lavandaje della Parrochia di S. Maria del Porto fuori di Porta Giulia umilmente implorano dall'Eccellenza Vostra il ripristinamento dell'antico loro lavatojo situato lungo il canale di questo Porto, che da tanto tempo si è reso del tutto inservibile; e ciò tanto tanto calorosamente supplicano quelle numerose famiglie di professione lavandaje che potendosi servire del medesimo ritrarrebbero un maggior vantaggio a sostentamento delle loro misarabili famiglie, ed anche a scanso di molte malattie che nella stagione d'inverno incontrano per essere costrette lavare nella corrente della Liscia.

Di tanto sperano.

Fano il 19 agosto 1841.

Attesta il sottoscritto Parroco di Santa Maria del Porto di Fano la verità dell'esposto delle suddette miserabili famiglie lavandaje"

04/06/2023

Sorgenti e boschi sacri alle origini dei beni comuni

Diritto romano e beni di interesse pubblico
(del perché ci interessano sia le sorgenti termali che gli alberi di un viale cittadino)

Alle origini dei beni comuni

La categoria delle res communes omnium, intese come beni che non appartengono né ai privati né a una comunità, ma che sono lasciati al godimento di tutti gli esseri umani, fa la propria comparsa nel mondo del diritto con il giurista Elio Marciano, vissuto tra il II e il III secolo d.C., al quale è attribuito un passo riportato nel Digesto (raccolta di testi di giuristi romani) che ne contiene la definizione:

Quaedam naturali iure communia sunt omnium, quaedam universitatis, quaedam nullius, pleraque singulorum quae variis ex causis cuique adquiruntur.
Et quidam naturali iure omnium communia sunt illa: aer, aqua profluens, et mare, et per hoc litora maris.

Il giurista afferma che alcune cose - aria, acqua corrente, mare e litorale - sono comuni a tutti, a prescindere dall'appartenenza o meno alla civitas; altre cose sono delle universitates, cioè delle comunità cittadine, e altre ancora sono res nullius.