Intervista a Dino Zacchlli, presidente del Centro Studi Vitruviani
Estratto relativo alla criticità delle opere pubbliche in corso di attuazione, a partire dalle passeggiate a mare con le barriere architettoniche a Torrette e all'ex anfiteatro Rastatt, fino a Piazza Andrea Costa: "il metodo dovrebbe essere capire la funzione, condividere con la città e poi progettare"
Ioni: A proposito di lavori di riqualificazione fermiamoci un attimo sulle opere pubbliche, anche in questo caso si tratta di interventi lasciati dalla precedente amministrazione o quanto meno avviati, annunciati o progettati dalla precedente amministrazione e che in questo momento, insomma, stanno raccogliendo più critiche che favori.
Bisogna sempre mettere un puntino da sottolineare: non sono finite, quindi si giudica quando sono finite, però sull'ex - ormai un altro ex si aggiunge ai tanti di Fano - sull'ex anfiteatro Rastatt la scalinata che crea tante barriere architettoniche, tanto cemento, anche se poi si vede il mare meglio di prima, sta suscitando tante critiche, così quella che continuiamo a chiamare l'area ex Agip che è stata fatta, però ancora non ha convinto chi non era d'accordo, il waterfront famoso waterfront di Torrette.
Insomma c'è un denominatore comune che possiamo trarre da tutto questo?
Zacchilli: Mah, io direi allora sul metodo io credo che scontiamo un pochino la presunzione dell'autosufficienza, io stesso in passato come tu ricordavi all'inizio ho avuto modo di fare osservazioni e critiche a diversi progetti, perché non avevo chiaro e non è chiaro la motivazione, il fine che l'amministrazione si pone nel fare certi interventi, sembra più un dover fare senza sapere che cosa fare.
Se richiamo Vitruvio una triade vitruviana famosa dell'architettura è data da "firmitas utilitas venustas" che dette in italiano significano ovviamente solidità dell'architettura che deve durare nel tempo, "utilitas" deve essere utile e bisogna avere un'idea della funzione futura dell'opera pubblica e poi ovviamente "venustas" deve essere bello.
Ora mi pare che in tutte queste occasioni sia mancata la riflessione sulla utilitas, cioè a che serve perché facciamo quell'intervento qual è la destinazione futura di quell'area e di quello spazio?
Ora è chiaro che se sono interventi sulla passeggiata a mare - non lo chiamiamo waterfront, perché per favore waterfront è un termine che si usa nell'urbanistica ad indicare un piano urbanistico di un'area vastissima che s'affaccia sul mare, ma che non finisce nei 25 metri dell'arenile - questo è solo un intervento sulla passeggiata a mare, anzi parziale.
Il lungomare di Sassonia secondo il progetto presentato |
Però allora quale era l'obiettivo? A cosa doveva servire l'intervento architettonico fatto progettare?
Ecco mi pare che sia mancata quale idea, quale funzione dovesse avere, perché se parliamo di interventi in area di passeggiata a mare, io direi come principio generale che darei a un tecnico "non voglio barriere architettoniche": deve essere bello, deve essere fruibile, da tutti senza problema... non voglio barriere architettoniche!
Ora se tu mi crei una trappola come quella creata a Torrette, perché è una scarpata d'una pendenza che anche un giovane atleta di vent'anni può rischiare di ribaltarsi, ma ci si è accorti di che cosa stava facendo e comunque quale era l'utilità di quella scarpata così in pendenza e quale sarà?
È chiaro che bisognerà fare degli interventi correttivi, mettere delle barriere, mettere delle diversità di colore, in modo che la mamma che va con la carrozzina si accorga di tenere la carrozzina bene sul camminamento perché se poco poco si distrae la carrozzina prende il volo.
Scivolo e gradonata convergenti a Torrette di Fano (foto da restodelcarlino.it, luglio 2024) |
Ora quando parliamo di attenzione ai progetti preliminarmente forse è mancata questa attenzione ed è mancato anche il dibattito pubblico. Ma sai perché? Allora innanzi tutto un invito a chi si appresta adesso a gestire il Comune: l'articolo 40 del codice degli appalti prevede il cosiddetto dibattito pubblico per le grandi opere.
Io chiederei, solleciterei che il dibattito pubblico diventi un metodo per ogni intervento, soprattutto quelli di scala urbana degli spazi pubblici urbani, in modo che si possa condividere insieme tutti, ma non solo gli operatori di un luogo singolo, tutti quanti cittadini, uomini di cultura, esperti vari, la funzione di quello spazio perché una volta decisa la funzione forse il progettista riesce meglio a dare la soluzione tecnica.
Se invece il progettista lavora nel suo studio di Milano o di Genova o di Canicattì e non si relaziona con il dibattito pubblico finisce per non capire quale può essere la funzione di un luogo e quindi questa cosa io lo prenderei come metodo e poi lasciami dire per quello che riguarda alcuni luoghi in itinere, sono forzati perché se mi faccio riferimento come dire, beh, lasciamo perdere il Rastatt che mi fa piangere il cuore perché al povero Gianni La Medica non è stato manco chiesto, come sarebbe stato doveroso, un parere sul restyling di quell'opera o anche sull'abbattimento di quell'opera.
Il lungomare di Sassonia a metà dei lavori (foto di G.Venturi, luglio 2024) |
Per quello che riguarda l'area ex Agip è evidente a tutti che non si è studiato la funzione, no? Si è pensato una funzione teorica che non avrà mai, si è costruito moltissimo con costi altissimi perché lì c'è molto, molto materiale, molta pavimentazione, molte pietra, eccetera eccetera, ricchissima, quindi spese molto alte per una funzione che non può avere in quel luogo lì, no? E anche qui torna il tema dell'utilitas, no? Da ragionare, da discutere prima.
I nuovi giardini nell'area tra via Monte Grappa e via Gramsci (foto di G.Bedini, luglio 2024) |
E poi un altro discorso sempre della funzione riguarda piazza Andrea Costa, anche quello era un progetto, io ne ho già parlato in passato, allora ha fatto un intervento anche lì costoso con una nuova pavimentazione, ma quale è la funzione di quello spazio? Deve essere ancora un parcheggio? Se deve essere ancora un parcheggio, è giusto pavimentarla con lastra di marmo? Forse si poteva fare diversamente, se invece deve essere altra cosa, discutiamolo, se vuole essere "andiamo a cercare il patrimonio archeologico che c'è" e allora facciamolo, ma bisogna avere le idee chiare.
Dopo aver scelto la funzione, aver discusso e scelto la funzione di un luogo, si può fare un progetto e non viceversa.
Purtroppo le amministrazioni di oggi sono sotto ricatto tra virgolette, lo dico, dal cosiddetto metodo dei bandi che io, francamente da ex amministratore, non mi piace, non mi piace perché il bando spinge sì l'amministrazione a cercare dei finanziamenti e va benissimo, però di solito l'amministrazione non ha mai un progetto preventivamente discusso, digerito e condiviso al momento del bando, per cui si presenta un preliminare purché sia e poi si va avanti a testa bassa perché le tempistiche del bando non concedono spazio nemmeno al confronto e alla discussione.
Ioni: C'è comunque una cosa da dire: il nuovo sindaco Luca Serfilippi proprio nella prima intervista a questi microfoni aveva messo come punto di partenza nel realizzare interventi su opere pubbliche il tema della condivisione e anche su piazza Andrea Costa ha annunciato interventi che appunto secondo la nuova amministrazione soddisfano tutti e dopo aver ascoltato gli operatori della Piazza stessa.
Zacchilli: Sì, io credo che ovviamente fa bene, ha fatto bene a fare gli incontri che ha fatto, anche se io allargherei lo sguardo, perché poi non ci sono solo gli operatori che lavorano su quel posto che sono interessati allo spazio urbano, ci sono anche la generalità dei cittadini che ne fruisce, quindi ritorna il discorso sempre del dibattito pubblico, della funzione che bisogna dare e del coraggio anche di fare le scelte.
Purtroppo questa è una responsabilità della precedente amministrazione: non avendo fatto nulla di tutto questo su piazza Andrea Costa oggi vediamo, ahimé, alcune cose che funzionano male: perché stanno male gli operatori che sono spostati un giorno sì e un giorno no da un posto all'altro, opera male il cantiere, opera male anche la ricerca archeologica perché in uno spazio di quel tipo bisognava indagare liberamente tutta l'area, non pezzo a pezzo, se si vuol conoscere bene il patrimonio archeologico di quel sito, perché poi è difficile rimettere insieme anche i pezzi e, soprattutto, se si vuol fare questo si chiede alla ditta, alla cooperativa di mettere non uno o due archeologi, ma dieci in modo che possono fare il lavoro speditamente.
Scavi in piazza Andrea Costa (da viverefano.it, marzo 2024) |
Si poteva prendere tutti gli operatori, magari discutendo insieme, condividendo, per un periodo spostarli, far operare la ditta celermente per tutte le indagini che deve fare la cooperativa archeologica per i sondaggi che deve fare e poi speditamente andare alla fine. Invece lavorare fazzoletto fazzoletto non aiuta nessuno, perché anche oggi avere il banco della frutta o il banco dell'abbigliamento attaccato, diviso solo dalla rete, di là c'è l'operatore anche con la pala meccanica che movimenta materiali e magari fa anche polvere, non credo che sia una buona soluzione.
Ioni: Quindi, insomma, liberare e convincere gli ambulanti a spostarsi, lasciare completamente libera piazza Andrea Costa, intensificare il personale al lavoro e accorciando così i tempi e lavorando meglio, questo è un po' la sintesi.
Zacchilli: Sì, perché così sarebbe stato meglio per tutti, credo, perché anche gli operatori che lavorano avendo la pala meccanica vicino che movimenta polvere non credo che sia un bel lavorare, no?
Ioni: assolutamente e comunque diciamo che è una una serie di lavori che si trova questa amministrazione, fra l'altro ci sono i bandi adesso ultimamente (a proposito abbiamo pochissimo tempo) di tempi molto stretti, i bandi annunciati dalla Regione per oltre 11 milioni, per cui servono progetti esecutivi, si punta ha detto anche il sindaco sul Bastione Sangallo perché quello più avanzato, ma bisogna in breve fare modifiche perché alcune parti erano state già non considerate giuste, quindi dice per poterlo rendere presentabile bisogna fare delle modifiche molto di corsa e ha detto anche che - visto che la Brunori aveva sottolineato che erano stati lasciati tanti progetti - aveva detto anche Serfilippi che la stragrande maggiorante di quei progetti non sono presentabili.
Zacchilli: Questo io non lo so, non conosco la situazione, sicuramente un consiglio da dare è di dotarsi di progetti discussi, condivisi e come dire in modo che poi quando c'è un bando si possa veramente concorrere e partire con i lavori velocemente.
Certamente se fai riferimento al bando per le mura dei centri storici io voglio ricordare che a Fano ci sono delle mura che stanno veramente crollando, parlo delle mura lungo la ferrovia...
Ioni: che non si farà in tempo fare il progetto...
Zacchilli: temo di no perché nessuno ci ha messo le mani, io ne parlo da anni di questo compresa la parte della Rocca Malatestiana che anch'essa avrebbe bisogno di interventi, ma bisogna fare i progetti...
Ioni: certo certo e i bandi in questo caso appunto...
Zacchilli: quando hai progetti poi i bandi vanno buon fine.
Ioni: Molto più semplice. Bene, non abbiamo tempo di aggiungere nient'altro grazie a Dino Zacchilli per essere stato nostro ospite.